GIORNATA DELLA MEMORIA

Poesia
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Roberto Bruni

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Giornata della memoria 2024

Una scuola media, ragazzi e ragazze che alle elementari avevano lavorato sulle pietre d'inciampo e adesso sono diventati grandi. La disponibilità generosa ad accogliere un esperimento che in Isrec accarezziamo da un po', che contagia una prof la quale a sua volta contagia i colleghi.
Così il 26 gennaio ci siamo ritrovati alla Galgario. La scuola è stata messa sotto sopra perché le prime medie accogliessero ragazzi e ragazze delle terze medie di Azzano in vista a Bergamo con ANED Bergamo e Progetto Shoah Next Generation.
Le classi della Galgario hanno preparato 5 postazioni per raccontare alcune delle vite evocate oggi dalle pietre d'inciampo della nostra città. Le pietre d'inciampo sono così diventate occasione di scambio tra coetanei. Giovanissimi uomini e donne che, raccontando uomini e donne che non ci sono più, incontrano gli sguardi dei loro coetanei e finiscono per raccontarsi anche loro. È un'iniziativa di scuole, di quelle che non sono un evento, non finiscono sui giornali e di cui non abbiamo nemmeno una foto perché nessuno ha pensato alla liberatorie. Eravamo tutte e tutti concentrati su noi, convinti che è nella quotidianità, con il lavoro faticoso del giorno dopo giorno, che si costruisce quella sensibilità che può farci immaginare un presente comune, un futuro insieme.
Elisabetta Ruffini, ISREC Bergamo

Pietre d’inciampo - Le storie nella storia

Tutto è cominciato a dicembre per caso da una richiesta della referente Isrec Bergamo, la dottoressa Elisabetta Ruffini: “Professoressa Valastro, quest’anno Isrec vorrebbe che, a fare da guida ai ragazzi che vengono da fuori Bergamo, ci fossero anche i bambini che hanno lavorato con noi in precedenza e hanno assistito alla posa delle pietre d’inciampo… le quinte “Ghisleri” dell’anno scorso erano state molto brave. Potreste prestarci due o tre ragazzini delle attuali prime per fare da guida in città insieme a noi?”

Due o tre idee si sono scontrate come pietre focaie nella mia testa. Scintilla. Uno: non mi piaceva che un progetto che aveva coinvolto cinquanta bambini si trascinasse a coinvolgerne tre. Due: il valore aggiunto delle pietre d’inciampo è quello di raccontare delle storie private, ma è difficile empatizzare con le guide: ci vorrebbe un modo di fare sentire più vicini i protagonisti di quelle storie. Tre: dà le vertigini che queste storie diverse siano successe tutte insieme. Come possiamo trasmetterlo ai ragazzi delle terze in visita, e ricordarlo ai nostri? Scintilla. Scintilla.

“Elisabetta, e se fossero le terze a venire a scuola da noi? Potrei dare un ruolo nell’incontro a ogni ragazzino. Alcuni potrebbero raccontare le storie di chi ha ricevuto una pietra d’inciampo, ma in prima persona, come a teatro. Potremmo separare le scene in vari punti della scuola, così le classi ospiti sarebbero divise e starebbero più attente. E chi non recita porterebbe gli ospiti in giro per la scuola. E si capirebbe meglio che queste storie sono di persone vere e che sono successe tutte insieme. Che ne dice?”

Ha detto di sì, con un atto di fiducia enorme: in una breve telefonata a ridosso delle vacanze è nata una collaborazione in cui i ragazzi si sono spesi al massimo, sfruttando bene il poco tempo che avevamo.

Al ritorno dalle vacanze io avevo visionato il corposo materiale messomi a disposizione dall’archivio Isrec sulle storie selezionate per noi, e abbiamo scelto gli attori tra i volontari della I C e della I D, in cui ho avuto l’indispensabile collaborazione del professor Arzuffi. In pochi giorni ho approntato i testi (anche se mi sarebbe piaciuto che ci fosse il tempo di curare un laboratorio di scrittura per produrli insieme ai ragazzi). E dopo gli attori? Abbiamo scelto le guide, i suggeritori, l’operatore, chi si sarebbe occupato di trovare i costumi e gli oggetti di scena, chi avrebbe sistemato gli spazi prima e dopo la visita. I ragazzi ricordavano bene le storie di Adolfo Barnaba e di Giuseppe Stella e abbiamo studiato insieme quelle della famiglia Sonnino, di Roberto Bruni, di Aldo Ghezzi. Commentando i testi che avevo scritto abbiamo avuto occasione di spiegare cos’erano il comunismo, l’Armistizio del ‘43, le marce della morte alla chiusura dei campi, la tipografia. Con due giovani attori abbiamo visto il discorso di Mussolini per l'entrata in guerra dell’Italia.

I ragazzi hanno dato i loro aggiustamenti ai copioni, per le battute e soprattutto i gesti. Il prof. Arzuffi ha cucito la scena dei Barnaba a misura perfetta sui suoi attori. Abbiamo deciso che gli attori si sarebbero vestiti di grigio, come una foto in bianco e nero, e anche per sottolineare la normalità delle loro vite prima di scontrarsi con la dittatura. Volevamo anche qualcosa che richiamasse l’oro delle pietre d’inciampo e alcune ragazze, con due euro di nastro dorato svenduto dal Natale e un euro di spille da sarta, hanno preparato per gli attori delle spille quadrate come le pietre d’inciampo, e per le guide e lo staff delle coccarde.

Abbiamo scelto lo spazio più adatto a ogni scena e, per rendere un po’ meno anonimi gli ambienti scolastici, abbiamo chiesto supporto al professor Boschi di Arte: lui ha avuto la bellissima idea di realizzare in polistirolo grigio, con gli studenti, delle sculture fatte di grandi rettangoli irregolari, riprendendo in piccolo il memoriale della Shoah di Berlino: anche lì le misure e posizioni diverse richiamano la singolarità e l’unicità di quelle persone che hanno perso la vita, per non scordare che dietro il peso dei numeri ci sono state facce ed emozioni. Il prof ha legato questo tema a quello delle pietre d’inciampo dipingendo coi ragazzi la sommità delle sculture in giallo. Bellissime!

A questo punto c’era solo da rubacchiare delle mezz’ore a italiano, storia e geografia (e a volte a tecnologia e scienze: grazie, professori Malena e Martinelli) per imparare bene le parti. Mi sembrava. Invece una delle ragazze dello staff organizzativo ha avuto un’idea: “Profe, ma li lasciamo andare a mani vuote? Neanche un regalino?” La IC era tutta concorde: regalino, regalino!

Abbiamo scartato le spille uguali alle nostre e scatoline dorate che si sarebbero ammaccate. Abbiamo pensato ai cioccolatini quadrati che somigliano alle pietre d’inciampo, i cremini. A me la parte facile, prenderli al supermercato. Allo staff il compito di spogliarli della fascia di carta originaria con la marca e metterne una nostra, grigina, con le frasi più significative di ogni testo. Una catena di montaggio velocissima e in grado di lavorare intervenendo in maniera pertinente alla correzione degli esercizi sul verbo!

Ho trascurato le prove con uno dei monologhisti per fare il giro con le dieci guide e prendere bene i tempi dei vari spostamenti nella scuola: bravissime, le guide. Anche il monologhista, ma avrebbe dovuto cantare e mi sono accorta solo l’ultima settimana che “Il testamento del Capitano” gli risultava molto difficile: è allora intervenuta la professoressa Masciullo che, oltre a dedicare parte del suo tempo ad aiutare il ragazzo a imparare la parte, ha deciso di unirsi al progetto suonando per lui dal vivo. Un incredibile valore aggiunto che ha reso la messa in scena ancora più emozionante.

Gli studenti hanno consolidato le loro conoscenze storiche e le loro competenze organizzative, di problem solving e di collaborazione in un compito autentico di Service Learning orientato alla cittadinanza attiva. Hanno dovuto anche impegnarsi in skills più basilari, come l’esercizio della memoria e della manualità.

L’ottimo risultato della manifestazione finale è solo una parte del nostro successo: vedere con quanta competenza e interesse i ragazzi abbiano lavorato per tale risultato è il vero traguardo.

Non posso che ringraziare di tutto cuore questi ragazzi pieni di talenti, i colleghi e il Dirigente che hanno creduto nel progetto e che l’hanno supportato, l’Isrec che ci ha dato questa bellissima occasione di essere cittadini attivi e consapevoli e, soprattutto, le famiglie che ci hanno incoraggiati pur non potendo assistere alla manifestazione finale.

 

Prof.ssa Roberta Valastro, Scuola Secondaria IC Da Rosciate